La Manovra 2023 è legge. In arrivo nuove misure per la scuola ma le risorse per l’istruzione, come sempre, sono risicate. La scuola resta al margine dell’agenda politica. Sembra ci sia sempre un’ emergenza più emergenza di quella della scuola. Certo, ci sono i fondi del PNRR ma non saranno sufficienti. La scuola ha bisogno di investimenti strutturali e di riforme sostanziali che la rendano luogo di formazione equo, inclusivo e qualificato per le sfide più complesse.
Le principali novità previste dalla Legge di Bilancio del 2023 per le scuole e il personale scolastico sono contenute negli articoli 98, 99, 100 e 101.
PROMOZIONE DELLE COMPETENZE STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) NELLE SCUOLA: L’articolo 98, “Promozione dell’apprendimento delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche nelle istituzioni scolastiche”, è una sorta di dichiarazione di principio. Si tratta della previsione di una serie di interventi che – in attuazione del PNRR (Missione 4, Componente 1) – sono finalizzati a promuovere e potenziare le competenze e le discipline STEM in tutti i livelli del sistema educativo di istruzione e formazione, con particolare attenzione al riequilibrio di genere. Entro il 30 giugno 2023 si dispone l’emanazione di linee guida per l’inserimento nel PTOF di ogni istituzione scolastica di azioni per il rafforzamento del curricolo e lo sviluppo di competenze e conoscenze nelle discipline STEM. Sono nei programmi iniziative di informazione e orientamento destinate anche alle famiglie nonché la promozione di reti di scuole specializzate.
RIFORME DELLA DEFINIZIONE E RIORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA DELLA RETE SCOLASTICA: L’articolo 99 riguarda una misura che ha prodotto allarme nel mondo scolastico, quella relativa al dimensionamento del sistema. Su tale tema è necessario che il Ministero dell’Istruzione e del Merito intervenga per chiarire bene le modalità attuative del piano di riorganizzazione della rete. Nello specifico, con tale articolo si introduce, a decorrere dall’a.s.2024/25, una nuova regola per definire il contingente organico dei dirigenti scolastici e dei DSGA, nonché la sua distribuzione tra le Regioni. La Legge di Bilancio prevede una norma sul dimensionamento scolastico con un taglio calcolato di sedi e organico, che avrà effetto principalmente a partire dal 2024/25 e porterà ad avere oltre 400 dirigenti scolastici in meno fino al 2032. Le Regioni, a loro volta, continueranno a operare le scelte sulla definizione della rete scolastica. Questa la sequenza temporale prevista: 1) per l’anno scolastico 2023/24 il numero minimo di alunni necessario perché alle istituzioni scolastiche autonome possano essere assegnati dirigenti scolastici con incarico a tempo indeterminato è pari a 500 unità (fino a 300 unità per le scuole delle piccole isole, dei comuni montani, delle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche). Le scuole che non raggiungono la soglia minima di alunni sono conferite in reggenza ed avranno anche un DSGA in comune con altre istituzioni scolastiche; 2) Per l’anno scolastico 2024/25 la soglia per avere un DS e un DSGA propri si alza a 600 alunni (400); 3) A decorrere dall’anno scolastico 2025/26 il contingente organico definito sulla base della nuova disciplina introdotta dagli appositi decreti previsti dalla legge di bilancio non deve superare il contingente determinato sulla base dei criteri definiti nell’anno scolastico precedente. Eventuali situazioni di esubero devono trovare compensazione nell’ambito della definizione del contingente. Le risorse economiche risparmiate grazie al dimensionamento della rete scolastica confluiscono in un fondo ad hoc costituito nello stato di previsione del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Tali risorse possono essere usate per incrementare il fondo unico nazionale della dirigenza scolastica, il fondo integrativo d’istituto e il fondo per la buona scuola, oltre che per il pagamento delle supplenze brevi e saltuarie. È evidente che il rischio configurabile è quello dell’allargamento a macchia d’olio del modello di scuola diffusa che, in realtà, risponde meno alle esigenze di qualità ed efficienza del servizio. Le istituzioni scolastiche costituite da sempre più plessi su un territorio sempre più ampio, e spesso di non facile percorribilità, hanno ridotti strumenti di intervento. Sarebbe il caso che la misura in oggetto fosse integrata con ulteriori elementi correttivi di natura socio-economica per mantenere un presidio certo dei territori più svantaggiati. Ciò che non è accettabile è destinare i risparmi conseguiti all’incremento di svariate previsioni di spesa, comprese le supplenze, anziché utilizzarle esclusivamente per alimentare il FUN (Fondo unico nazionale) e l’indennità di direzione dei DSGA.
NUOVO FONDO PER LA VALORIZZAZIONE DEL PERSONALE SCOLASTICO: L’art.100 istituisce un fondo (150 milioni di euro per il 2023) che, con decreto da emanare entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge, dovrà consentire la valorizzazione del personale scolastico, con particolare riferimento alle attività di orientamento, di inclusione e di contrasto alla dispersione scolastica. Per la definizione dei criteri di utilizzo di tali risorse si rimanda ad apposito decreto del Ministro dell’Istruzione e del Merito, sentite le organizzazioni sindacali. Il problema, però, è che l’accordo politico con le parti sociali raggiunto poco più di un mese fa prevedeva altro e cioè che questi soldi fossero destinati al contratto.
Nello stesso articolo trova risposta una questione che sta creando non poche difficoltà alle scuole. Si dispone, infatti, che talune attribuzioni in materia di attestazioni (secondo gli obblighi del d.lgs. 150/2009 art.14) siano svolte, presso le scuole, dai revisori dei conti (ministero dell’Economia e delle Finanze). Per riconoscere il maggiore impegno, i compensi dei revisori risultano incrementati da una quota parte del Fondo per il funzionamento delle Istituzioni scolastiche pari a 4,2 milioni di euro. Viene da pensare che l’armonizzazione stipendiale richiesta dai sindacati sarebbe realtà già da tempo se, analogamente, si fosse proceduto con corrispondenti adeguamenti retributivi ogni volta che al personale della scuola si sono aggiunte responsabilità.
NUOVI FONDI PER I CONCORSI SCUOLA: Per i prossimi concorsi scuola aumenta il compenso di commissari e segretari. Sia per il 2024 che per il 2025 il limite di spesa per l’organizzazione di procedure concorsuali per il reclutamento del personale docente è incrementato di 10 milioni di euro. In sostanza, per l’assunzione in ruolo di 70 mila insegnanti per le scuole di ogni ordine e grado previsti dal PNRR vengono stanziati 20 milioni di euro in più del previsto. Con apposito decreto del Ministro dell’Istruzione e del Merito, di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze, sono fissati i compensi per commissari e segretari dei concorsi 2023, 2024, 2025, a valere sull’autorizzazione di spesa di cui al primo periodo.
Nuovamente rinviato, invece, per il concorso per dirigenti tecnici indetto nel 2019. Gli incarichi temporanei vengono quindi portati a nuova scadenza (31 dicembre 2024).
Nella prima Legge di Bilancio del governo Meloni si parla di un “emolumento accessorio una tantum” per oltre tre milioni di lavoratori dello Stato e degli enti territoriali. Il testo spiega che, per l’anno 2023, gli oneri posti a carico del bilancio statale per la contrattazione collettiva nazionale sono aumentati di un miliardo di euro da destinare all’erogazione, nel solo anno 2023, di un emolumento accessorio da corrispondere per tredici mensilità. Una cifra che permetterebbe un aumento delle retribuzioni dell’1,5% circa: pochi euro in più al mese in busta paga per i dipendenti pubblici.
Per finire, un dato che conferma la tesi sostenuta in apertura sulla scarsissima considerazione in cui è tenuta la scuola. La tabella 7 relativa al Ministero dell’Istruzione (che era allegata al ddl oggi approvato) ha un contenuto emblematico. Il dato interessante non sta tanto nelle cifre quanto nelle pagine introduttive in cui vengono illustrati obiettivi e interventi. Questa relazione preliminare è sostanzialmente identica a quella contenuta nella tabella 7 dell’anno scorso (Legge di Bilancio 2022). A discolpa del Ministro il poco tempo a disposizione per definire obiettivi, misure, interventi, tuttavia questo non basta a giustificare il fatto che diversi capitoli siano un preciso copia e incolla. Non sono dettagli di poco conto.