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Le foto del convegno del 15 maggio 2023

SPERIMENTAZIONE 4+2: BENE LA SCUOLA JOB ORIENTED MA ATTENZIONE AI RISCHI DELL’AZIENDALISMO

 

Si è tenuto il 19 novembre, presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito, un incontro informativo sullo schema di decreto che avvierà la sperimentazione dei percorsi quadriennali di istruzione tecnico-professionale (4+2) per l’anno scolastico 2025/2026.

La sperimentazione del percorso 4+2, che verrà testata per tre anni scolastici (2024-2027), può rappresentare un’opportunità per ripensare l’istruzione tecnica e professionale, visto l’obiettivo finale: “creare un sistema educativo capace di formare tecnologi in grado di affrontare il futuro con competenze adeguate e una visione integrata del mondo del lavoro”.

Il nuovo modello di offerta formativa integrata prevede il raccordo tra i percorsi dell’istruzione tecnica e professionale, i quali dureranno quattro anni anziché cinque, e il sistema degli Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy), presso cui gli studenti con diploma conseguito al quarto anno, pienamente valido anche per l’iscrizione all’Università o per entrare nel mondo del lavoro , potranno seguire direttamente, senza sottoporsi ad alcun test di ammissione,  un ulteriore biennio formativo di specializzazione e conseguire un ulteriore titolo professionale : il Diploma di tecnico superiore . Il decreto prevede la partecipazione delle Regioni alla programmazione dell’offerta formativa, tenendo conto delle esigenze degli studenti e della configurazione del mercato del lavoro sul territorio. Le scuole, statali o paritarie, che intendono aderire alla sperimentazione dovranno prima costituirsi in rete, collaborando con ITS Academy e istituzioni formative regionali. I percorsi quadriennali, a invarianza di organico, dovranno garantire il raggiungimento degli stessi obiettivi di apprendimento previsti per il quinto anno dei percorsi quinquennali tradizionali.

Questo è quanto prevede, sulla carta, la riforma. Non è nello stile dello Snals bocciare o acclamare a priori qualunque riforma che riguardi la scuola. Certo, un’idea il sindacato ce l’ha ma attendiamo di vedere cosa accadrà quando la nuova formula sarà concretamente messa alla prova nelle aule e se ci saranno riflessi importanti sul futuro lavorativo degli studenti.

Da dove nasce questa riforma? Trova origine essenzialmente nella difficoltà, segnalata ormai da anni dalle imprese, di trovare i profili professionali richiesti dalle esigenze produttive. È il cosiddetto “mismatch” tra domanda e offerta. La scuola italiana è da sempre stata accusata di essere autoreferenziale e poco incline a confrontarsi con le esigenze territorio. La formula del 4+2 punta a colmare questa lacuna. L’obiettivo principale è formare figure professionali più specializzate, denominate “tecnologi”, capaci di rispondere alle esigenze del mercato del lavoro con competenze integrate e aggiornate. Il concetto di “tecnologo” è centrale nella riforma: nelle intenzioni del legislatore, dovrebbe essere un professionista che possiede le competenze tecniche per svolgere il lavoro e sa anche gestire e coordinare un team per raggiungere obiettivi complessi. I percorsi 4+2 sono progettati per fornire una formazione multidisciplinare, che include competenze pratiche e teoriche applicabili a contesti lavorativi specifici, rispondendo alle esigenze dei territori e alle richieste delle aziende.

Cosa cambierà nel lavoro quotidiano in aula?  Partiamo dall’orario. Certamente non si recupera il monte ore totale dei 5 anni. Non si spalmano le ore del quinto anno nei quattro anni di scuola, ma si costruiscono programmi studiati per i quattro anni, non comprimendo quelli tradizionali poiché alla fine del quadriennio si devono assicurare le stesse conoscenze del quinquennio. Nel piano di studi alcune materie di indirizzo professionalizzanti si iniziano prima, anche per consentire di realizzare il PCTO con le conoscenze base. Si anticipa, quindi, ma con  lo stesso numero di ore. I percorsi prevedono attività di apprendimento organizzate con il supporto degli ITS e delle aziende partner, che potranno svolgersi al di fuori dell’orario scolastico tradizionale, come durante i periodi estivi (ad esempio, per quanto riguarda i PCTO).

L’impresa, quindi, entra nella scuola e i ragazzi escono, già dalla seconda superiore, formati per entrare in azienda.  Ci sono accordi con le imprese per il Pcto e i tirocini e si possono introdurre moduli didattici e attività laboratoriali fatti da professionisti del mondo delle imprese. La domanda è: quanto la scuola rischia di abdicare al suo ruolo formativo ed educativo? Servirà vigilare molto su questo aspetto.

L’istruzione tecnica e professionale è orientata verso il mondo del lavoro e deve fornire anche le competenze specifiche per entrare nel mondo del lavoro il più presto possibile. Questa sperimentazione   promette  di formare quadri intermedi subito pronti per essere assunti.

Sono stati ammessi alla sperimentazione 171 istituti tecnici e professionali per 193 corsi. In Puglia 25 istituti hanno creato 31 filiere ma sul territorio la diffusione è a macchia di leopardo: in provincia di Bari gli istituti sono dieci, uno nella Bat, sette a Brindisi, tre a Foggia, sei a Lecce e uno a Taranto.

La fase di sperimentazione prevede anche un piano di accompagnamento promosso da Indire. Tale piano è stato progettato per supportare le scuole nella transizione verso la nuova struttura formativa e mira a fornire assistenza tecnica, formativa e metodologica alle istituzioni scolastiche coinvolte, garantendo ai docenti e gli amministratori di potersi adattare efficacemente alle nuove modalità didattiche e organizzative.

La riforma, insomma, parte con tanti buoni propositi ma di buoni propositi, recita un detto popolare, è lastricata la via per l’inferno. Servirà un attento e puntuale monitoraggio in questa fase, in vista di un futuro coinvolgimento di tutte le scuole. Serviranno soprattutto i dati di placement (di collocamento nel mondo del lavoro) dei ragazzi che finiranno questo percorso. Per il bene dei ragazzi e del Paese ci si augura che funzioni, ma va detto che la scuola avrà bisogno di essere supportata con nuove e ingenti risorse economiche per adeguare attrezzature e laboratori ad un’evoluzione tecnologica che corre più veloce della luce. Ci saranno queste risorse?